Omero e Creta nelle sue opere

La descrizione di Creta da parte di Omero, il poeta greco autore dell’Iliade e dell’Odissea, ci lascia immaginare l’isola come un insieme di tante città comandate e coordinate dal re Minosse, il personaggio della mitologia greca figlio di Zeus e Europa. Talvolta descritto come giusto e saggio, talaltra tirannico e crudele.

«Bella, e feconda sovra il negro mare
Giace una terra, che s’appella Creta,
Dalle salse onde d’ogni parte attinta.
Gli abitanti v’abbondano, e novant
Contien cittadi, e la favella è mista:
Poiché vi son gli Achei, sonvi i natíi
Magnanimi Cretesi, ed i Cidoni,
E i Dori in tre divisi, e i buon Pelasgi.»
Brano tratto dall’Odissea; Libro XIX, versi 212-219.

I Cretesi, afferma l’autore dei due massimi poemi epici della letteratura greca antica, provengono da diverse popolazioni, definite dagli studiosi proto-elleniche: nell’Odissea Omero cita gli Eteocretesi (i cretesi autentici, cretesi veri), i Pelasgi, gli Achei, i Dori e i Cidonî.  Nell’Iliade, con il nome Achei vengono indicati in generale i popoli greci che presero parte alla Guerra di Troia. Furono gli Achei, prima popolazione propriamente definita ellenica, che intorno al 1450 a.C., con spedizioni militari ed imprese piratesche, riuscirono a neutralizzare la civiltà minoica a Creta.

 

Gli Eteocretesi, in età storica, facevano capo alla città di Preso, nella parte orientale di Creta; ma probabilmente occupavano precedentemente un territorio più esteso. Pare provenissero dall’Asia Minore e conservarono a lungo i caratteri di una civiltà primitiva, proprio perché stanziati in una zona abbastanza isolata, tra i monti di Sitia. Parlavano il loro dialetto, che conservò a lungo le proprie caratteristiche originarie. Le iscrizioni pittografiche e alcune scritte che utilizzano i segni dell’alfabeto greco, ma in una lingua che ancora non si è potuto decifrare, pare siano proprio degli Eteocretesi che, secondo alcuni studiosi, apparterrebbero al ceppo linguistico indo-europeo. Un tempio di Zeus dicteo sorgeva nei pressi della città di Preso.

I Cidonî vivevano invece sul lato ovest dell’isola e ancor oggi la zona intorno alla città di Chania è chiamata Kydonia (Κυδωνία – Chidonìa), nome derivato da quello di Kydon: il figlio della moglie di Minosse, Pasifae, e di Hermes. Il nome Kydon significa “glorioso, orgoglioso”. Cidonia, con Cnosso e Festo erano, tra il III e il II millennio a.C., i centri principali della civiltà minoica.

Il nome dei Dori viene citato soltanto una volta da Omero, che così chiama una delle tribù di Creta. La popolazione dei Dori sarà invece quella che travolgerà nel XII secolo a.C. la Grecia e gli Achei.

Il nome Pelasgi appare per la prima volta nel poema omerico Iliade, descritti come alleati di Troia, ma solo nell’Odissea Omero li colloca a Creta.

Creta e la sua popolazione sono coinvolte in più passaggi nei poemi omerici, in particolar modo nell’Odissea. Secondo i racconti di Omero la flotta cretese partecipò alla spedizione contro Troia. Quando la flotta greca si trovava in Aulide vennero inviati messaggi dal re di Creta Idomeneo ad Agamennone, il comandante della flotta greca, per avvisarlo che che se avesse accettato di condividere il comando con Idomeneo, questi avrebbe contribuito all’operazione militare con 100 navi. Agamennone accettò la proposta e la missione contro Troia fu il frutto della sua collaborazione con il re di Creta.

Alcune descrizioni di luoghi presenti nell’Odissea includono particolari che potrebbero avere come riferimento l’Isola di Creta. La grotta del Ciclope Polifemo, in cui restano intrappolati Ulisse ei suoi compagni, è identificabile con una grotta che si trova nella parte meridionale di Creta, in prossimità dell’attuale Sougia. Tra le alte montagne del sud-ovest di Creta, dove vivono numerose capre selvatiche cretesi conosciute come Kri-Kri, ci sono molte grotte. Una grotta in particolare, nei pressi di Sougia, viene chiamata a tutt’oggi “La grotta del Ciclope”. Per arrivare alla grotta del ciclope Polifemo, a circa 250 metri di altitudine, si può intraprendere una lunga passeggiata di più di un’ora dal villaggio di montagna Koustogerako, scendendo lungo il sentiero tracciato dalla Associazione Alpinisti di Chania, o percorrere il sentiero costiero E4. Il percorso Koustogerako – Polifemo Cave è incluso nella lista dei nove “percorsi verdi” riconosciuti dall’Associazione Alpinisti tra le montagne della prefettura di Chania. La grotta è per ora poco conosciuta al grande pubblico e non presenta stalattiti e stalagmiti importanti, vi si trovano interessanti formazioni di marmo, tra cui una a forma di trono che ha contribuito ad alimentare la leggenda che vi abitasse il ciclope. Inoltre l’ingresso della grotta è diviso in due aperture separate da una grande roccia che fa pensare a quella che Ulisse pose all’ingresso della grotta per ostacolare l’ingresso di Polifemo, prima di accecarlo.

Ancora nel poema omerico si racconta che, durante le sue avventure, Ulisse si avvicinò all’isola di Eolo, il dio che comandava i venti; fu in quella occasione che Eolo diede ad Ulisse un sacco di cuoio in cui aveva intrappolato le forze selvagge dei venti, raccomandandogli di non aprirla. Omero descrive un muro impenetrabile, di rame, che circonda l’isola innalzandosi verticalmente dal mare. Ebbene, la piccola isola di Gramvousa, poco lontano dalla costa nord occidentale dell’isola di Creta nell’unità periferica de La Canea (Chania), nel comune di Kissamos, con le caratteristiche scogliere a picco che la circondano e proteggono dal mare quasi sempre turbolento e che al tramonto prendono il colore dorato del bronzo, pare rispondere alla descrizione di Omero per l’isola di Eolo. Inoltre, il nome antico dell’isola di Gramvousa era Korykos (Κόρυκος – Còricos), che significa “sacco di cuoio”.