Tradizione cretese: i costumi delle donne attraverso la storia

Il costume tipico femminile della tradizione cretese conserva le tracce, nella sua forma attuale, delle vicissitudini storiche dell’isola. Gli antichi abiti femminili, esposti nei musei di arte popolare, riportano addirittura alla mente le pitture minoiche, ma è evidente anche che le donne cretesi continuarono ad indossare un tipo di abbigliamento di netta ispirazione bizantina (composto di due capi base: giacca e gonna; più mantello e copricapo a forma di tamburello) anche dopo l’occupazione dell’isola da parte dei veneziani (dal 1212 al 1669), e fino a circa la caduta di Costantinopoli nelle mani dei Turchi ottomani, avvenuta nel 1453. Le donne degli ambienti rurali indossavano gli stessi abiti, ma i tessuti e la fattura erano di qualità inferiore e in vita aggiungevano un grembiule, chiamato προσέργιον (prosèrghion).

L’insieme di giacchetta e gonna, il cui nome comune è σακοφίστανο o σακοφούστανο (sakofìstano/sakofùstano), e il grembiule, sono ancora oggi indossati per abitudine dalle donne anziane dei piccoli paesi; talvolta reinterpretati e attualizzati, con orli più corti e con semplici camicie al posto delle giacche, spesso di colore nero, a causa dell’usanza di indossare il lutto per lunghi anni.

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Dalla fine del XV  secolo arrivò poi a Creta la moda italiana e le signore cretesi di città, e di buona famiglia, iniziarono a vestirsi secondo la moda di Venezia, mentre per il costume tradizionale maschile così come lo conosciamo oggi è decisiva l’introduzione, dopo il XVI secolo, nell’abbigliamento maschile cretese, delle tipiche ampie braghe cretesi. I pantaloni che derivano la loro forma da quelli indossati dai marinai musulmani conosciuti come corsari barbareschi, vennero “presi in prestito” dalle ragazze, così come il maschile μεϊντάνι (meintàni), la corta giacchetta aperta sul petto, riccamente decorata di ricami e passamanerie. La giacchetta, nella versione femminile, venne chiamata ζιπόνι (zipòni) o anche χρυσοζίπονο (chrisozìpono), per la quantità di ricami e passamanerie dorate (χρυσός significa oro) che lo arricchivano.

Vale la pena notare la somiglianza di questo corpetto che lascia il torace quasi del tutto scoperto con quello indossato dalle donne minoiche rese celebri dai dipinti del palazzo di Knossos.

Altre modifiche vennero apportate nel costume tradizionale femminile cretese a partire dal 17° secolo: quando viene indossata una camicia ricamata sotto il corpetto e in vita viene reintrodotto il grembiule di epoca bizantina, come elemento decorativo.

Il costume femminile tipico di Creta, nella sua versione attuale, si presenta in tre varianti, o anche con caratteristiche mescolate tra loro, derivate dai costumi delle donne cretesi nei giorni di festa o per le nozze, di tre diverse zone dell’isola. Il costume di Anogeia con la sua particolare gonna chiamata σάρτζα (sàrtza) e il costume di Kritsa con la gonna che presenta sul retro una sorta di coda (κούδα – cùda), ma soprattutto quello di Sfakia.

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Il costume di Sfakia (in greco Σφακιά, Sfakià) ha origine dall’abbigliamento indossato dalle donne nei giorni di festa e per il matrimonio, diffuso non solo in quella zona ma in tutta l’area occidentale dell’isola di creta. È il costume con le caratteristiche che più si perdono nella storia, e con il maggior numero di elementi che sono giunti fino ai giorni nostri. È la base fondamentale del costume tipico che ammiriamo ancora oggi nelle esibizioni di gruppi folkloristici cretesi.

Si compone di un’ampia gonna di colore cremisi, decorata nella parte inferiore di due bande dorate, mentre l’altro tipo di gonna, cosiddetta sàrtza, ha un lembo rialzato sul davanti e fissato di lato, sotto cui si può vedere parte dell’ampio e lungo pantalone a sbuffo (σαλβάρι – salvàri) di cotone bianco.

 

La camicia è di seta o di cotone bianco e le maniche possono essere arricchite sui polsi con un ricamo o del pizzo sovrapposto.

Sopra la camicia viene indossato il corpetto in feltro o velluto; di colore nero, marrone scuro o rosso violaceo, le cui maniche possono essere staccabili. Riccamente ricamato, il corpetto è scollato profondamente a V (la scollatura è semicircolare nel costume di Anogeia) ed è chiuso in un solo punto laterale.

Sulla testa le donne indossano un fazzoletto legato stretto che può essere rosso vivo o cremisi, anche decorato da un bordo in passamaneria dorata, oppure uno in tessuto leggero bianco, lasciato ricadere più morbidamente, più lungo a dalla particolare legatura nel costume tipico di Kritsa.

Sull’abito viene aggiunto il grembiule, legato in vita, bianco e ricamato con i disegni coloratissimi tipici della tradizione cretese, talvolta bordato da frange.

 

In vita viene avvolta una fascia, solitamente di lana leggera di colore rosso, alla quale è abbinata, come per il costume tipico maschile, la custodia che contiene il coltello. Più piccolo di quello indossato dagli uomini, il pugnale rappresenta l’onore e la capacità di difendersi (non solo simbolicamente!) della Κρητικοπούλα (kritikopùla – giovane donna cretese).

In tutti i casi, nell’abbigliamento tipico femminile di Creta, calze bianche e scarpe di pelle nera sono lo standard.

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I gioielli che ornano la testa femminile hanno un significato non solo decorativo ma simbolico e scaramantico; mentre anelli e bracciali e tutto quello che di prezioso viene indossato sul petto, al collo e in vita, testimonia la posizione economica e sociale di chi lo sfoggia: spesso si tratta di monete cucite sul tessuto dell’abito. Un ruolo speciale tra i gioielli è quello del crocifisso d’oro che pende da una catena sul petto.